E se ti dicessi che esistono degli impianti di depurazione totalmente naturali, che non necessitano di alcuna sostanza chimica o componente meccanica? Ebbene sì, oggi parliamo degli impianti di fitodepurazione delle acque reflue.
Si tratta di sistemi che sfruttano lo straordinario potere di alcune piante per svolgere proprio la funzione di filtraggio e depurazione degli altri impianti classici. Nello specifico, infatti, attraverso i microorganismi formatisi nelle fosse di questo tipo di impianto, si viene a creare una reazione biochimica in grado di depurare le acque reflue. Le stesse acque che, una volta depurate, sono nuovamente riutilizzabili, dato che presentano una carica batterica ristabilita entro i limiti previsti dalle normative vigenti. Il tutto, come già anticipato, senza la necessità di installare impianti di tipo meccanico o senza l’utilizzo di sostanze chimiche.
Insomma, una soluzione naturale, ecologica e dai bassi costi, estremamente preziosa e vantaggiosa in tempi come quelli odierni, fatti di surriscaldamento globale ed inquinamento sempre più impattante.
Ma come funziona un impianto di fitodepurazione? In quali tipologie si distingue? E ancora, da quali componenti è formato e quali sono i suoi vantaggi principali?
Andiamo subito a rispondere a tutti questi interessanti quesiti.
Come funziona un impianto di fitodepurazione delle acque reflue?
Un impianto di fitodepurazione, generalmente installato in basso alla fossa biologica, è un sistema in grado di depurare le acque reflue in moto completamente naturale.
In particolare, nella vasca di fitodepurazione che compone l’impianto, ovviamente impermeabilizzata, vengono posizionati diversi strati di ghiaia, distinti per misura e consistenza. Questi ultimi, soprattutto grazie all’azione di apposite piante in superficie, riescono così a svolgere la funzione di depurazione delle acque. Come?
Attraverso specifiche reazioni biochimiche innescate da microorganismi prodotti dalle piante dell’impianto. Reazioni che non sono altro che il processo naturale che assicura l’eliminazione degli agenti inquinanti dalle acque in questione, poi dispersi nell’ambiente tramite le foglie delle specie vegetali selezionate. Senza alcun pericolo ambientale, senza alcun odore. Non a caso, la superficie su cui si sviluppa un impianto di fitodepurazione è totalmente asciutta e calpestabile.
Altrettanto importante è sottolineare come questo sistema riesca effettivamente ad abbattere di 90% il carico organico delle acque in esso trattate, rimanendo tranquillamente entro i requisiti previsti dal D. Lgs. 152/06, specifico in ambito di qualità delle acque e dell’ambiente.
Principali modelli e caratteristiche generali
In generale, per operare in maniera ottimale, un impianto di fitodepurazione delle acque reflue andrebbe riempito esclusivamente con ghiaia e materiale drenante, mai con semplice terra. Tra l’altro, esso non dovrebbe mai superare i 1,3 metri di profondità. Anzi. L’ideale sarebbe che risulti profondo circa 1 metro.
Attualmente, sul mercato esistono due principali tipologie di questo impianto:
- a flusso sub con superficiale verticale, il quale ha una profondità massima di 1,1m e richiede l’utilizzo di pompe meccaniche per il suo funzionamento;
- a flusso sub con superficiale orizzontale, molto più comune, economico e facile da installare, con una profondità che si aggira intorno agli 80cm.
Fitodepurazione delle acque reflue: di quali piante ci si serve?
Anche se potrà risultare strano, è importante specificare che non tutte le piante sono in grado di effettuare ciò che serve per la fitodepurazione delle acque. Proprio per questo, vengono selezionate ed utilizzate delle specie vegetative particolari. Tra le poche compatibili, rientrano sicuramente diverse specie sempreverdi, oppure alcune piante tipiche di ambienti paludosi. Quali? Eccone alcune.
- Iris
- Giglio palustre Giallo
- Typha latifolia, conosciuta anche come Tifa
- Phragmites Australis, chiamata semplicemente Cannuccia di palude
- Carex, detta comunemente Carice
- Juncus o Giunchi
- Scirpus o Scirpo
Installazione dell’impianto e componenti di base
Nonostante si parli di un impianto principalmente naturale, questo non significa che la sua installazione sia così semplice ed immediata. Non a caso, per assicurarsi che tutto vada liscio come l’olio, è necessario rivolgersi ad operatori qualificati del settore.
A quel punto, una volta stabilite le dimensioni dell’impianto in base al numero di utenti che ne usufruiscono, e soprattutto secondo quanto previsto dalla legge, si procede con lo scavo.
La fossa così realizzata va poi riempita da una o più vasche, generalmente in cemento armato o in PVC, le quali vanno successivamente impermeabilizzate con teli specifici. Fatto questo, la fase successiva prevede il riempimento delle vasche stesse con diversi strati di ghiaia più o meno grossa. Infine, si vanno a piantare le piante in superficie, quelle che garantiranno la depurazione delle acque reflue.
Fitodepurazione delle acque reflue: quali sono i pro e i contro?
Come ogni tipologia di impianto depurativo, anche la fitodepurazione presenta una serie di vantaggi e svantaggi. Ma prima di prendere qualsiasi tipo di decisione a riguardo, meglio analizzare entrambi i lati della medaglia nel dettaglio.
Tra i vantaggi importanti, è doveroso sicuramente citare:
- Processo naturale e 100% ecosostenibile;
- Costi di installazione quasi nulli, ad eccezione di quelli relativi alla manutenzione e pulizia ordinaria;
- Assenza di prodotti chimici e consumi elettronici;
- Possibilità di riutilizzare l’acqua depurata attraverso la fitodepurazione;
- Assenza di cattivi odori durante il processo.
Tra gli svantaggi di questi impianti abbiamo invece:
- Il bisogno di una progettazione dettagliata e minuziosa dell’impianto;
- La necessità di ampio spazio a disposizione su cui installare il sistema;
E tu, hai mai pensato di sfruttare le enormi potenzialità di un impianto di fitodepurazione delle acque reflue?
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