Trattamento delle acque reflue: quanti livelli esistono?

Il trattamento delle acque reflue non è affatto un sistema semplice. Al contrario, invece, è un processo piuttosto complesso che prevede diversi livelli di trattamento. Chiaramente, niente può essere lasciato al caso quando si tratta di queste tipologie di lavori, poiché il loro fine è quello di abbattere tutte le sostanze inquinanti così da poter riusare la risorsa idrica.

Ecco perché in questo articolo vedremo insieme le varie tipologie di trattamenti e i conseguenti livelli esistenti per le acque di scarico civili o simili.

Partiamo subito.

Trattamenti preliminari

trattamenti delle acque reflue prevedono in prima istanza quelli preliminari che hanno il compito di separare le acque di scarico dai materiali estranei – grassi, oli, schiume, idrocarburi, sabbia – che potrebbero causare danni agli impianti di depurazione ostacolandone l’efficacia.

In base al tipo di sostanza da dividere, questi trattamenti si avvalgono di diversi processi: grigliatura, impianti dissabbiatori, disoleatori, schiumatori e degrassatori.

Trattamento delle acque reflue: i livelli primari

Dopo la prima fase preventiva si passa ai trattamenti primari. Questi hanno il dovere di eliminare i solidi sospesi totali contenuti nei liquami da trattare che, generalmente, sono sostanze di natura organica. La scissione si compie tramite il raggruppamento delle particelle sospese e il loro relativo deposito. 

L’operazione, in genere, si esegue attraverso il passaggio dei liquami nelle specifiche camere di sedimentazione e può essere favorito dall’utilizzo di determinate sostanze flocculanti. Queste aumentano la capacità di aggregazione delle particelle sospese e conseguentemente ne favoriscono la relativa sedimentazione.

Trattamento acque reflue di scarico

Trattamenti secondari

trattamenti secondari mirano ad abbattere le materie organiche biodegradabili e rimuovere i solidi in formato colloidale che non sono decantabili. In parole povere, non si possono dividere con dei trattamenti di tipo fisico.

All’opposto la rimozione delle sostanze organiche può compiersi tramite diversi processi. Tra questi ci sono:

  • I processi di digestione anaerobica. Ricorrono all’azione dei batteri che si alimentano di materia organica e sopravvivono anche in assenza di ossigeno. Un lavoro di questo tipo è compiuto dalle fosse Imhoff. In questi determinati casi l’abbattimento del carico organico è di circa il 30-35%, una percentuale non abbastanza sufficiente per l’immissione delle acque sul suolo o in altri corpi idrici. Ad ogni modo, è comunque sfruttabile per un abbattimento primario che può giovare su successi trattamenti come la fitodepurazione.
  • I processi di digestione aerobica. Si servono dell’azione dei batteri aerobici i quali si nutrono di sostanza organica e vengono esortati per mezzo della bio-stimolazione aerobica, ossia la diffusione di ossigeno. Questi impianti depurativi vengono definiti biologici ad ossidazione totale – grado di ossidazione delle materie organiche molto alto – o a fanghi attivi quando i batteri ripuliti alla degradazione costituiscono un corpo fangoso.

Nello specifico, gli ultimi hanno un potere di abbattimento del carico organico molto alto, così da consentire lo scarico diretto delle acque sul terreno o su bacini idrici superficiali. 

Trattamenti delle acque reflue: i terziari

Riferendoci ai trattamenti terziari, invece, hanno la capacità di migliorare e ottimizzare il trattamento di depurazione diminuendo il carico di elementi nutrienti – fosforo e azoto –depositatisi nelle acque di uscita degli impianti di trattamento secondario. Queste sostanze non hanno un elevato livello di biodegradabilità per cui non riescono ad essere assorbiti dai processi di digestione biologica compiuti dagli impianti di trattamento secondario.

Infatti, fosforo e azoto se presenti in grandi quantità nelle acque, possono indurre ad una proliferazione di alghe microscopiche. Questi microsistemi vegetali portano ad una maggiore attività batterica e, di conseguenza, ad un maggior consumo delle acque, oltre che alla morte dei pesci. 

In secondo luogo, quando l’ossigeno termina, i microrganismi aerobici sono soggetti alla sostituzione. Prendono il loro posto i microrganismi anaerobici che danno origine a materiali tossici e di cattivo odore. 

In sintesi, i più importanti trattamenti terziari vengono svolti tramite:

  • Impianti di denitrificazione, volti alla rimozione dei composti dell’azoto;
  • Impianti di defosfatazione, operano per eliminare i composti del fosforo.
Acque reflue dopo la depurazione

Trattamenti delle acque reflue: disinfezione

È vero, i precedenti livelli di trattamento hanno lo scopo di eliminare il carico organico inquinante, ma le acque secondarie fuoriuscenti dagli impianti possono contenere una carica batterica ancor più elevata.

In base ai livelli di carica microbica può essere utile svolgere un ultimo trattamento delle acque reflue: la disinfezione. Ideale per ridurre e condurre il livello microbico a corretti standard sia dal punto di vista ambientale che sanitario. 

In merito a ciò la legge e, nello specifico, il D.Lgs. n. 152/99 e successive modificazioni e integrazioni regolamentano diverse norme. Una di queste è che tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane con portata superiore ai 2.000 abitanti equivalenti – escludendo gli impianti di tipo naturale come la fitodepurazione e il lagunaggio – debbano essere provvisti di un impianto di disinfezione da impiegare nel caso in cui sorgano emergenze o situazioni di rischio sanitario.

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